Lavori di ricerca
I) Dal predetto studio sulla pratica traduttiva ha avuto motivazione la traduzione dall’inglese in italiano del saggio:
• “Raphael and his victims in the 19th Century”, in Gli Annali della Università per Stranieri, Perugia, n.6, Gennaio 1985.
II) All’approfondimento critico degli aspetti strutturali e linguistici di opere di narrativa e poesia, italiana e anglo-Americana, hanno fatto seguito le pubblicazioni:
• “ Henry James’s The Bostonians: Una favola sociale”, in Gli Annali della Università Italiana per Stranieri, Perugia, n. 3, maggio 1982.
• “Le facce di Eva in The Portrait of a Lady ”, in Gli Annali della Università Italiana per Stranieri, Perugia, n. 6, Gennaio 1985.
• “Vittoria Aganoor Pompilj: Dall’Oriente all’Umbria”, in Gli Annali della Università per Stranieri, Perugia, n.7, Gennaio 1986.
Il saggio ripercorre la vita e l’opera poetica di Vittoria Aganoor poetessa cosmopolita che, giunta a Perugia all’età di 56 anni, portò nell’austero ambiente culturale perugino la passione per il colore e la luce dell’oriente, sua terra natia. Tutta la produzione poetica della Aganoor è pervasa dall’interesse (assai raro nell’Italia dell’epoca, soprattutto in provincia) per gli autori stranieri (in particolare Shakespeare e Shelley) e dal bisogno di rompere le barriere del conformismo che ne fanno un personaggio d’avanguardia, quasi precorritrice della poetica contemporanea del paesaggio e dell’introspezione.
• “Dante ritratto da Carlyle: Tracce musicali e pittoriche come chiavi di lettura di «The Hero as a poet»”, in Gli Annali della Università per Stranieri di Perugia, ed. Guerra, n. 13, Gennaio – Giugno 1993.
È nota l’influenza che, da sempre, l’opera di Dante ha esercitato sugli scrittori inglesi; questo saggio, a partire dalla vicenda biografica di Thomas Carlyle, dalla sua vita tormentata, dal rigore morale della sua esistenza, dedita totalmente allo studio, è incentrato sull’opera “Hero as a Poet” che il “filosofo poeta” inglese (così lo definisce L. Geymonat) compone ispirandosi al celebre ritratto giottesco di Dante (inserito nell’affresco della Cappella del Podestà nel palazzo del Bargello a Firenze). In quel ritratto (che tra l’altro Carlyle stenta ad attribuire a Giotto) è, secondo il pensatore inglese, riassunta l’intera storia di Dante. Pur considerando che numerosi sono gli studi iconografici su Dante (primo fra tutti quello tracciato dal Boccaccio nella Vita di Dante), questo affresco colpisce per la tragica espressività e rende chiaramente percepibile l’identificazione dell’autore con il destino di Dante “eroe-poeta”.
III) Dalla attività didattica riferita particolarmente alla docenza dell’Italiano come L2 e di ricerca in campo specificatamente glottodidattico, svolta in Italia e all’estero, sono scaturiti (anche come riscontro di precise richieste dei destinatari) i seguenti lavori di Linguistica Generale e Applicata:
• Lingua comune e linguaggio settoriale. Manuale per il livello iniziale e intermedio d’insegnamento della lingua italiana nell’ambito del Corso internazionale di perfezionamento in Gestione delle Risorse Idriche, testo edito dalla Università Italiana per Stranieri, Perugia, Giugno 1985.
• “Comunicare Scrivendo: Problemi di didattica della lingua straniera scritta.” Prima sezione, pubblicata in Gli Annali- Università Italiana per stranieri, Perugia, n.11, Luglio-Dicembre 1988.
• “Comunicare Scrivendo: Problemi di didattica della lingua straniera scritta”. Seconda sezione, pubblicata in Gli Annali- Università Italiana per Stranieri, Perugia, n.12, Gennaio-Giugno 1989.
• In Italiano: A Multimedia Course of Language and Civilization. A Handbook for Comparison and Contrast for English-Speaking Students. Editrice Guerra, Perugia, 1989.
Il testo di grammatica della lingua italiana, rivolto ad anglofoni, è stato realizzato in collaborazione con i proff. M. Melchiori-Rossi, A. Chiuchiù, F. Minciarelli, M. Silvestrini; la sottoscritta ha effettuato una analisi comparativa e contrastiva tra inglese-italiano, delle 24 unità del testo didattico
• “Linguistica generale e teoria della traduzione. Il problema del significato in rapporto al tradurre e recenti proposte della linguistica generale per una teoria della traduzione come teoria della comunicazione”, in Civiltà Italiana, Perugia, ed. Guerra, Anno XV, nn. 1-2, 1990
L’articolo [estratto da Civiltà Italiana, organo dell’AIPI – Associazione Internazionale Professori di Italiano] si propone di prendere in esame il complesso rapporto tra linguistica generale e teoria della traduzione partendo dalle tesi di Roman Jakobson e seguendo le teorie più rilevanti espresse in proposito dalla linguistica generale. Anche in questo caso, come nel precedente studio storico del fenomeno traduttivo, non viene mai abbandonata la prospettiva diacronica, giungendo alla conclusione che, nel suo complesso, pur con illustri eccezioni, la linguistica generale degli anni cinquanta del secolo scorso, privilegiando lo studio del significante (soprattutto nel suo aspetto fonico) e lasciando in disparte la semantica, accantona decisamente l’analisi sulla traduzione (come nota T. De Mauro, 1988). È solo negli anni sessanta e settanta, con la rinnovata attenzione ai fenomeni sintattici (che diventano oggetto di analisi, aprendo il campo alle nuove indagini della psicolinguistica e della sociolinguistica), che si torna a rileggere le antiche teorie sul linguaggio (da Aristotele ad Hume) e a riconferire valore allo studio della semantica.
L’articolo nel suo insieme intende smentire (sulla traccia delle teorie di A. Fedorov e di R. Jacobson) teorie e punti di vista di molti autorevoli linguisti del Novecento, strutturalisti e non, che negando la possibilità di trasmissione del significato hanno di fatto negato il tradurre e, viceversa, sancire definitivamente la necessità e la “possibilità’ di tradurre” [A. Fedorov, Vvedenie v teorju perevoda (Introduzione ad una teoria della traduzione, 1953 e R. Jakobson, On traslation, 1959], attività insita nella civiltà umana da sempre fondatasi non sul ‘solipsismo’ linguistico ma sul desiderio di trasmissione e comunicazione culturale.
IV) Recensioni
• “G. Pasquali, Pagine stravaganti di un filologo”, recensione, in “Lettera dalla Biblioteca” quadrimestrale di biblioteconomia e cultura, Perugia, Università per Stranieri, n. 8, Giugno 1995.
L’articolo nasce in occasione della ristampa di Storia della tradizione e critica del testo di G. Pasquali, ‘bibbia’ di ogni studioso di filologia quale «scienza dello spirito» (G. Pasquali).
La riproposizione della fondamentale raccolta di pagine pasqualiane ha reso giusto onore a un filologo di respiro europeo che, come notava il Timpanaro, ha avuto il merito di sprovincializzare la cultura classica italiana. La raccolta si compone di 80 saggi riuniti in due volumi e include le Pagine stravaganti vecchie e nuove del 1952, le Pagine meno stravaganti del 1942 e le Stravaganze quarte e supreme del 1951.
“Steven Pinker, The Language Instinct – How the mind creates Languages”, recensione, in “Lettera dalla Biblioteca” quadrimestrale di biblioteconomia e cultura, Perugia, Università per Stranieri, n. 8, Giugno 1995.
La recensione del testo di Steven Pinker ( che è stato tradotto in italiano soltanto diversi anni dopo) ha voluto dare risalto alla multidisciplinarietà che lo studioso americano ha posto a fondamento della sua impegnativa analisi sul costituirsi del linguaggio umano. La teoria di Pinker, sfuggendo alla astrazione e all’arida teoria su cui sono basati alcuni trattati di linguistica generale, si fonda su una originale fusione di varie discipline al fine di mostrare la complessità insita nel linguaggio stesso.
V) La ricerca sulla teoria e storia della traduzione letteraria, filo conduttore dell’intero percorso scientifico, ha dato origine ai seguenti lavori di ambito filologico-letterario; gli studi si fondano principalmente sulla ricerca di autori-traduttori della letteratura italiana e specificamente si orientano sull’analisi testuale delle opere bilingui della letteratura italiana; anche fornendone la edizione critica.
• “Tradurre «ut interpres» tradurre «ut orator»: Il fenomeno traduttivo tra storia della lingua e della letteratura”, in Gli Annali della Università per Stranieri, Perugia, ed. Guerra, n. 15, Dicembre 1990.
Lo studio ha trovato origine dall’approfondimento delle radici storiche e delle motivazioni sociali che da sempre sono all’origine del tradurre; approfondimento che (in sintonia con quanto afferma A. Fedorov, Introduzione alla teoria della traduzione, 1958) dovrebbe considerarsi fondamento e presupposto di ogni successiva analisi sincronica sulla traduzione. Viene ripercorsa una storia delle teorie traduttive dall’antichità greco-romana al Rinascimento, attraverso un’analisi delle voci lessicali e verbali che nel corso della storia sono venute a definire la ‘famiglia’ linguistica inerente all’atto del tradurre, anche in riferimento al contesto extraitaliano.
• “Tradurre «ut interpres» tradurre «ut orator»: Il fenomeno traduttivo tra storia della lingua e della letteratura”, II sezione, in Gli Annali della Università per Stranieri, Perugia, ed. Guerra, n. 17, Dicembre 1991.
Lo studio costituisce una seconda sezione del lavoro sopracitato e seguendone la prospettiva di fondo, cioè quella di un recupero della diacronia nell’ambito dell’analisi del fenomeno traduttivo, traccia un excursus delle teorie sul tradurre dal Neoclassicismo all’epoca contemporanea, dando particolare risalto al ruolo dei traduttori italiani (Baretti, Cesarotti, Monti, Pindemonte, Foscolo, Leopardi) e al rinnovamento della cultura italiana attuatosi attraverso un’attività troppo spesso ignorata quale è stata l’attività traduttiva ricerche per gran parte all’estero.
• Il Tradurre e i Traduttori. Ugo Foscolo, Il Tradurre come work in progress. Sviluppo della traduzione di A Sentimental journey through France and Italy attraverso l’epistolario Foscoliano, Perugia, Edizioni Guerra, 1993.
Il lavoro ricostruisce le fasi e le modalità di sviluppo della traduzione del testo di L.Sterne attraverso il ricchissimo epistolario di Ugo Foscolo. Nell’ambito della grande svolta attuata dal Romanticismo, la traduzione foscoliana del Sentimental Journey appare come un affascinante ‘work in progress’, artigianale nella più nobile accezione del termine, che rimanda all’idea humboldtiana (divenuta in seguito centrale in W. Benjamin) della traduzione come processo infinito, correlativo a quello del costituirsi del linguaggio stesso. Seguendo passo passo il lungo procedere nell’’officina’ del poeta viene messa in risalto anche la sua prospettiva traduttologica, in relazione ad autori italiani e stranieri.
• “Foscolo versus Monti nel primo esperimento di traduzione della Iliade. Lettura in parallelo con le versioni di S. Clarke, R. Cunich, C. G. Heyne, A. Pope, J. H. Voss”, in Gli Annali della Università per Stranieri di Perugia, ed. Guerra, n. 24, nuova serie, anno V, 1997.
Il saggio mette in risalto il ruolo di Ugo Foscolo come più vivace rappresentante tra i poeti-traduttori del primo Ottocento italiano. Ciò traspare, oltre che dal ricco suo epistolario, anche dall’intera sua opera costantemente influenzata dal lavoro traduttivo che accompagna il cammino stilistico del poeta, in continua ricerca di un perfezionamento stilistico mai considerato definitivo. Nel quadro dell’epoca preromantica e romantica, in cui prende vita una delle fasi più eterogenee e affascinanti per la storia della traduzione (grazie all’intrecciarsi degli scambi culturali a livello europeo, all’apertura verso culture e lingue nuove, nonché allo scossone provocato dall’articolo di madame de Staël: Sulla maniera e l’utilità della traduzione, 1816),Leopardi ed ancor più Foscolo elaborano, seppure in maniera diversa, una poetica del tradurre in cui la traduzione diventa espressione artistica volta a ricreare l’originale con rigore filologico, nel contenuto e nello stile, esaltando nel far ciò l’impronta personale del traduttore.
Differentemente dalla più nota traduzione completa dell’Iliade di Vincenzo Monti, gli “esperimenti” foscoliani di traduzione del poema omerico, che si inseriscono nella intensa attività traduttiva intorno alle opere di Omero esplosa nel Sette-Ottocento, mostrano con evidenza quel”dramma” del traduttore acutamente espresso da B. Terracini (“Il problema della Traduzione”, 1957) e vissuto dal Foscolo nella aspirazione ad una rigorosa aderenza al testo greco che altri hanno ignorato.
Il saggio, dopo aver accennato ad una storia delle traduzioni omeriche, in Italia e in Europa e alle numerose “belle e infedeli” presenti nella tradizione italiana ed estera, mette in risalto il conflitto Monti-Foscolo riguardo alla traduzione omerica e ne ricostruisce minuziosamente i momenti più significativi attraverso l’epistolario foscoliano.
L’originale e rigorosa prospettiva traduttiva di Ugo Foscolo sul come tradurre fedelmente l’Iliade appare evidente dal confronto sinottico non solo con la traduzione montiana ma anche con quelle del Clarke, Cunich, Heyne, Pope e Voss; essa rimanda al monito dantesco sul rispetto del “legame musaico” (Convivio, tratt. primo, cap. VII), nonché a quello di W. Benjamin sull’avvicinamento all’originale (W. Benjamin, “Il compito del traduttore”, Angelus Novus, 1962).
• Storia e Teoria della traduzione letteraria in Italia. Il tradurre dall’antichità greco-romana al Rinascimento con riferimento al contesto europeo, Perugia, Edizioni Guerra, 1998.
Questo testo nasce come naturale approfondimento di un seminario ideato e condotto dalla sottoscritta, a partire dalla primavera del 1996, nell’ambito dell’insegnamento di Letteratura Italiana (per il corso avanzato per stranieri). Il titolo ne riassume l’idea di fondo e ne definisce l’intenzione programmatica: tracciare un excursus storico-linguistico della storia della traduzione letteraria nella sua interrelazione con la storia della letteratura e della lingua italiana, secondo una prospettiva diacronica e multidisciplinare che trova il suo fondamento nella affermazione di Gianfranco Folena: «… al vulgato superbo motto idealistico in principio fuit poëta vien fatto di contrapporre oggi l’umile realtà che in principio fuit interpres» [Volgarizzare e tradurre, 1994, p. 3].
Obiettivo del testo è quello di presentare un panorama delle teorie più rilevanti espresse riguardo al tradurre, nell’arco storico che va dall’epoca greco-romana al Rinascimento, fornendo parallelamente un quadro generale del contesto storico, linguistico e culturale di ciascun periodo storico trattato, ciò allo scopo di mettere in risalto le connessioni tra traduzione letteraria, storia della letteratura, della filologia e della lingua.
Particolare risalto è stato dato alla ricchissima terminologia che, sino alla “reductio ad unum” di Leonardo Bruni, nella voce “traductio”, definisce le numerose specializzazioni traduttive del mondo latino e poi medioevale. Inoltre è stato evidenziato il fondamentale ruolo svolto dal Petrarca filologo, in qualità di primo ‘restauratore’ della tradizione classica, nonché dagli umanisti del Quattrocento-Cinquecento (L. Bruni) come teorici del tradurre.
• “Per una teoria del tradurre come “scienza dello spirito”. Rinascita di una disciplina che sfugge alla norma”, in Gli Annali della Università per Stranieri di Perugia, ed. Guerra, n. 25, nuova serie, anno VI, 1998.
Il saggio, richiamandosi all’ammonimento di G. Pasquali, il quale deprecando la «dissennata specializzazione», invitava ad una esplorazione globale delle «scienze delle spirito» (G. Pasquali, Pagine stravaganti di un filologo, 1994), si prefigge di portare un ulteriore contributo alla definizione del vasto e complesso campo di ricerca che investe la traduttologia; se ne ripercorre lo sviluppo teorico in epoca antica e moderna fino al periodo cosiddetto ‘ scientifico’ della traduzione che coincide con il predominio dell’analisi sincronica del fenomeno linguistico e del principio (erroneo) della intraducibilità (M. Fubini, “Sulla traduzione”, 1973). Alla luce dei più avanzati studi sul tradurre il saggio intende porre l’interdisciplinarietà quale fulcro e fondamento prospettico del tradurre, al fine di riconsiderare il valore insito in questa attività d’arte difficilmente riconducibile ad una norma.
• Studio di varianti d’autore nella traduzione foscoliana di A Sentimental journey through France and Italy. Perugia, Edizioni Guerra, 1998.
Il testo, che costituisce un ampliamento prospettico del sopracitato studio sulla traduzione foscoliana dell’opera di L.Sterne ed è incentrato sull’analisi delle varianti d’autore accertate nel corso della analisi della traduzione del Sentimental Journey. Tale analisi permette di mettere a fuoco il lungo iter stilistico del Foscolo traduttore dall’inglese, seguito nelle varie redazioni (dal 1805 al 1817), e consente di affermare con Attilio Momigliano (Studi di poesia, 1938) che «nella storia del Foscolo la traduzione del Viaggio Sentimentale è un episodio. Ma nella storia delle nostre traduzioni è una data». Il percorso delle varianti apportate sui manoscritti e sulle edizioni a stampa viene analizzato nei passi più rilevanti, mediante una lettura in parallelo delle varie ipotesi traduttive, testo a fronte con l’originale.
• “Paolo Antonio Rolli primo traduttore di Milton. Un poeta, editore, polemista e maestro d’italiano nell’Inghilterra del Settecento”, in Forum Italicum, A Journal of Italian Studies, New York, Stony Brook University, vol. 39, no. 2, Fall 2005.
Il saggio intende ricostruire la vicenda biografica e letteraria di Paolo Antonio Rolli, intellettuale eclettico nella Londra del secolo diciottesimo, a cui spetta il merito, scarsamente riconosciuto, di precursore e fautore degli scambi letterari tra Italia e Gran Bretagna. Per almeno trenta anni Rolli fu infatti uno dei più autorevoli rappresentanti della lingua e della cultura italiana a Londra, diventandone principale ambasciatore. Oltre al Rolli poeta arcade, librettista ed editore-filologo esiste anche un Rolli docente di lingua italiana la cui vocazione maieutica si esprime nell’intento, assolutamente moderno, di rendere più vicini il mondo letterario inglese e quello italiano. Egli si colloca d’altronde nella scia di quella corrente culturale che, già dal secolo XVII, aveva visto la lingua italiana diventare fulcro della formazione culturale anglosassone. Tendenza che in John Milton aveva trovato il suo più illustre rappresentante.
L’attività di traduttore, dai classici e dai moderni, costituisce senza dubbio la parte fondamentale della produzione di Paolo Rolli, particolarmente intensa durante la permanenza inglese. Il più importante lavoro traduttivo rimane la versione italiana del Paradise Lost di J. Milton che impegnò il poeta per circa quindici anni.
• D’avverbj, Particelle, Preposizioni e di frasi avverbiali. Libretto. Un piccolo dizionario bilingue di Paolo Antonio Rolli inedito in Italia. Prima edizione italiana a cura di L.Alcini. New York, Forum Italicum, Stony Brook University, 2007.
Il Libretto rolliano, di cui viene presentata la prima edizione italiana, appartiene al repertorio dei numerosi glossari e manualetti d’uso destinati principalmente ad intellettuali e viaggiatori inglesi che si apprestavano a studiare la nostra lingua, magari in vista del classico grand tour tanto in voga nel Settecento, ma anche ai numerosi italiani stabilitisi in Inghilterra.
Durante il lungo soggiorno in Inghilterra Paolo Antonio Rolli ebbe ruolo di protagonista, all’interno di una cospicua cerchia di musicisti e poeti italiani che formavano una colonia intellettuale nella Londra del Settecento. Dedito a molteplici attività culturali, Rolli si impegnò anche come docente privato di lingua italiana presso la famiglia reale, di tale lavoro può rendere testimonianza questo piccolo dizionario bilingue (italiano – inglese), almeno per quanto a me risulta, inesistente in Italia.
Del libretto di Rolli, attualmente reperibile con qualche difficoltà in Inghilterra, ho potuto rintracciare due edizioni, entrambe conservate presso la British Library; la prima del 1741, stampata a Londra, che contiene una introduzione dell’autore, la seconda del 1773, stampata sempre a Londra dopo la morte dell’autore, che mantiene al suo interno la struttura dell’edizione 1741, con qualche variante di scarso rilievo rispetto all’originale di Rolli.
La distanza temporale di trentadue anni che intercorre tra l’edizione del 1741, controllata dall’autore, e quella rimaneggiata del 1773, ci induce a pensare che il piccolo testo risultò, evidentemente, di grande utilità per quegli inglesi che amando la nostra lingua si accingevano ad apprenderla.
Per questa prima edizione italiana ho deciso di attenermi dunque alla seconda edizione del 1741 del Libretto rolliano stampata a Londra da J. Chrichely
Al frontespizio della suddetta edizione segue una breve PREFAZIONE di Paolo Rolli, con soprastante fregio orizzontale a motivi floreali. La PREFAZIONE inizia con un capolettera ornato a sei righe. L’edizione in 8° consta di 34 pagine, numerate con numeri arabi. Il glossario è ordinato su tre colonne verticali, la colonna centrale, che riporta le voci italiane prescelte, determina anche l’ordine alfabetico, quella a destra presenta la traduzione inglese e quella a sinistra quelli che Rolli chiama Equivalenti, cioè forme sinonimiche di alcune delle voci italiane (riportate nella colonna centrale).
Pertinente ad un breve commento al libretto di P. Rolli è sembrato fare riferimento ai dizionari di pregio che l’autore potrebbe aver tenuto presenti nella elaborazione del lavoro.
Verosimilmente, considerato il periodo in cui data il libretto, Rolli potrebbe aver avuto sotto mano il coevo Dizionario Italiano e Inglese di Ferdinando Altieri (1726-1727). Oltre al dizionario inglese-italiano di F. Altieri, possiamo supporre che il Rolli abbia di certo avuto presente la 4a edizione del Vocabolario della crusca (1729-1738). Sui due dizionari sopracitati, mi sono principalmente basata per una sintetica analisi degli aspetti linguistici che emergono con evidenza dalla lettura del piccolo dizionario rolliano.
• “Il Paradiso Perduto di Paolo Antonio Rolli. Storia e tradizione testuale di una traduzione”, in Perusia, Perugia, Guerra ed., Nr. 1, 2008.
L’articolo, propedeutico alla elaborazione della edizione critica del Paradiso Perduto tradotto da P.A.Rolli, presenta una introduzione alla figura e all’opera di John Milton, “il più dotto e il più latino dei poeti inglesi” (M. Praz, 1967), sottolineando da un lato il profondo influsso dei classici latini, di Dante e de cinquecentisti italiani sull’elaborazione del Paradise Lost, dall’altro quello dello stesso Milton su molti poeti preromantici e romantici italiani.
Cuore dell’articolo è la presentazione della tradizione testuale della traduzione del Rolli posta in relazione con la storia del poema miltoniano e delle più autorevoli edizioni del Paradise Lost di J.Milton.
• Paolo Antonio Rolli. Il Paradiso Perduto di Giovanni Milton, prima edizione critica italiana, a cura di Laura Alcini, Roma, Aracne, 2008.
Viene proposta la prima edizione critica della prima traduzione italiana del Paradise Lost tradotto da Paolo Antonio Rolli. L’opera, pioneristica per l’epoca, rappresenta il più importante lavoro del Rolli, che lo impegnò per circa quindici anni e costituisce una pietra miliare nell’ambito delle traduzioni settecentesche.
Come prassi di ogni edizione critica il lavoro, che in questo caso è risultato piuttosto laborioso per la mole dell’opera, include la collazione delle edizioni reperite (alcune nuove rispetto agli studi precedenti). È stata inoltre effettuata un’analisi delle varianti d’autore, nelle differenti edizioni, al fine di illustrare il ‘work in progress’ del traduttore, secondo un progetto migliorativo che culmina nelle correzioni su un esemplare del 1742 postillato dallo stesso Rolli. Tale analisi viene presentata in lettura sinottica con l’originale inglese. Segue un commento linguistico delle varianti stesse volto a sottolineare la rigorosa ricerca di aderenza all’originale inglese da parte del Rolli-traduttore.
La novità di questa prima edizione critica del Paradiso Perduto è rappresentata dal tentativo, finora scarsamente praticato, di tener conto simultaneamente sia della tradizione testuale del testo di arrivo che di quella del testo di partenza, cercando di individuare l’edizione del Paradise Lost che Rolli potrebbe aver usato per la sua traduzione.
La edizione critica contempla una accurata indagine in parallelo della tradizione testuale sia dell’originale che dell’opera tradotta. L’opera anche in versione on line, è stata recensita nella rivista Seicento-Settecento (2010) ed inserita in catalogo dalla British Library; dalla Boston Public Library; dalla Houghton Library di Harvard; dalla Library of Congress (Washington) e dalla Biblioteca dell’Accademia della Crusca.
• “Traduzione e Tradizione: Varianti d’autore nel Paradiso Perduto di Paolo Antonio Rolli”, in Forum Italicum: a Journal of Italian Studies, New York, Stony Brook University, vol.45, no. 2, September 2011.
Il saggio ripercorre in sintesi le linee guida della prima edizione critica del Paradiso Perduto di Paolo Antonio Rolli, prima traduzione italiana del Paradise Lost di J. Milton. Le varianti traduttive d’autore, che evidenziano il lungo work in progress del Rolli, sono state analizzate attraverso una capillare analisi sinottica della tradizione del testo di arrivo e del testo di partenza. Ciò costituisce il fondamento della suddetta edizione volta a rappresentare una ipotesi d’indagine filologica che, a differenza delle recenti edizioni di testi tradotti, operi in parallelo su entrambi i testi in osservazione: il testo tradotto e l’originale; nell’ambizione di segnare l’inizio di un nuovo modo di studiare le opere straniere tradotte.
• “Renato Poggioli Traduttore e Comparatista. Attualità del duplice esilio di uno spirito cosmopolita nel nome della libertà di pensiero”.
Saggio In corso di stampa su Forum Italicum: a Journal of Italian Studies, New York, Stony Brook.
Questo lavoro bio-biobibliografico costituisce un excursus della vita e dell’opera di Renato Poggioli ripercorrendo le vicende del duplice esilio di uno spirito eclettico e cosmopolita, nel nome della libertà di pensiero. Oltre a rappresentare un contributo alla memoria del traduttore e comparatista, il saggio costituisce anche una doverosa introduzione prospettica alla traduzione ed edizione italiana del carteggio tra Poggioli e Stevens di cui Laura Alcini è autrice. Il saggio intende altresì mettere in risalto la scarsa considerazione che la figura di Renato Poggioli, studioso cosmopolita e illuminato, ha avuto e purtroppo ancora ha, in Italia (se si esclude il settore specialistico degli studi di Slavistica). Poggioli, esule durante il fascismo, è stato sfortunatamente vittima di diversi ma similmente ottusi ostracismi culturali e politici che hanno offuscato la sua fama di raffinato traduttore e fondatore della comparatistica ad Harvard.
• Il Carteggio tra Poggioli e Stevens. Traduzione e edizione del carteggio Poggioli- Stevens in italiano con commento critico a cura di L.Alcini, Roma, Aracne, 2014.
Della eclettica figura di Renato Poggioli, studioso cosmopolita, docente di letteratura italiana e letterature slave presso prestigiose università europee e statunitensi, poco si conosce nel suo paese d’origine. La sua attività di raffinato traduttore è inoltre scarsamente riconosciuta. Questo carteggio, inedito in Italia, presenta il corpus delle lettere in possesso della Houghton Library di Harvard che lo studioso italiano e il poeta americano Wallace Stevens si scambiarono nel corso del 1953, mentre Renato Poggioli si accingeva a tradurre le poesie di Stevens. Attraverso la traduzione ed edizione della corrispondenza s’intende anche dare risalto a due aspetti poco approfonditi della produzione di Poggioli: quello di traduttore dall’inglese, in particolare di uno dei maggiori poeti americani contemporanei, e quello di fondatore degli studi comparatistici, presso la università di Harvard.